Nella lingua c’è qualcosa che preme e spinge. Qualcosa che la incurva e la rigonfia perché vuole uscire, come un animale imprigionato. Scappato via per sempre. Qualcosa di simile a un ammasso di assurdità, abisso, nume e stoppa, che sotto forma di arvicola inarca il dorso dentro il nostro linguaggio e non trova più l’uscita?
B. Strauss, Il perseverante, Il Saggiatore 2020.