La rabbia cullava la tua speranza
inoculata in bottiglie di vetro.
Come lacrime furtive temendo la sentenza
del pianto
non un gesto
non un gergo.
Impantanata.
Emigrando a ricci sospesi nel mio mantra
a capofitto tra una sillaba in rivolta ed una
conclusione definitiva
tra la rima in soppiatto ed il soppiantato
verbo.
A piedi nudi
incrociando le assi del pavimento
dubitando dei sassi.
Parlando di te.
Vieni con me
parti con me.
Ma io non voglio niente.
Una poesia fragile
note autoritarie.
Scrivevo per mietere il mio grano
perché del tuo
nulla mi importava più.
Testo inedito