Nelle tempeste luminescenti
degli schermi imprigionati
l’occhio si acceca e perde
una pioggia indistinta di segni
si rovescia
sul corpo ottuso ai suoi sensi
cresce allora la sete di deserto
della sua piana assolata e vuota
e delle crepe d’ombra dove
l’assenza
fonda l’attesa
che le parole invocano
e articolano